Ebbene sì, amo la figlia di Agenore

By on Gen 26, 2019 in Contemporaneità

Amo l’Europa. E ancor più l’idea d’Europa, che non è necessariamente la stessa cosa. La amo perché è il punto d’arrivo di tutto quello che di buono, di interessante e divertente è accaduto negli ultimi 3.000 anni. (Anche di orribile e malvagio purtroppo: come sempre accade al centro di tutto). Con buona pace delle menate orientaliste e dei sensi di colpa per il nostro orrido passato colonialista, per i totalitarismi che ci sono cresciuti in pancia, l’idea di uomo al centro dell’universo, l’idea dei diritti universali dell’umanità è nata qui. (Per non parlare di tutto il resto che va sotto il nome di filosofia, scienza, arte).

E’ qui che si parla – anche ipocritamente – di diritti civili, separazione dei poteri, rispetto e tolleranza per le minoranze. E’ qui che è nata quell’idea bislacca e imperfetta che chiamiamo “democrazia rappresentativa”, che noi stessi, molti di noi stessi, hanno in uggia per immaturità, infantilismo, ignoranza. E’ qui che hanno inventato quelle cose che si chiamano caffè, giornali, piazze e viali alberati dove passeggiare, chiacchierare, fare lo struscio, civettare. (Se non mi credete, date retta a George Steiner. “Una certa idea di Europa”, Garzanti 2006, libretto profondo e delizioso).

Purtroppo anche i migliori amanti dell’ Europa e dell’idea di Europa, cioè di cosa potrebbe essere se gli europei fossero meno scemi, sono in difficoltà posti di fronte alla domanda “Ma cosa ha fatto di concreto l’Unione Europea negli ultimi anni di sublime o anche solo di utile alle nostre vite?”. Persino io che smanio per questa bella signora non so rispondere, non nel dettaglio della concretezza intendo. Certo, ci sono i famosi 70 anni di pace. Ma a chi (fortunello) non ha mai assaggiato i morsi della fame e nemmeno la paura dei bombardamenti, “guerra” è nel migliore di casi una parola da bar sport o videogioco di gruppo. Ben venga quindi l’iniziativa editoriale promossa da Repubblica, Gazeta Wyborcza (Polonia) El Pais (Spagna) Le Soir (Belgio) Tribune de Geneve (Svizzera). La promessa è di effettuare “un viaggio in 27 tappe lungo 4 mesi per scoprire come l’Unione incide nel nostro quotidiano e in che modo è presente nei nostri Paesi, nelle nostre città e nelle nostre regioni”. Qualche argomento in più in vista dell’appuntamento politico più importante degli ultimi 50 anni quando dovremo scegliere se stare ancora dentro l’Occidente o farci mangiare in un boccone dal nuovo impero del male.

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