In mezzo al mar

By on Gen 6, 2019 in Contemporaneità

dsc_4930

Le cose a vederle dal vivo fanno un altro effetto. Risaputo finché volete, eppure ogni volta la sorpresa è grossa. I bene informati dicono che oltre a quelle spiaggiate alla rinfusa, come se i proprietari avessero avuto una gran fretta di scendere a terra, ce ne saranno almeno centocinquanta sul fondale. Quella nella foto pare una balena ammazzata dai giapponesi. Che poi non se la mangiano neppure la carne di balena i giapponesi, proprio come gli sterminatori di bisonti per levare risorse agli indiani, giusto la lingua pare mangiassero.

I bene informati dicono che le barche spiaggiate nel porto di Rapallo staranno lì per anni. Troppi interessi, troppi soldi, troppa burocrazia. Troppo di tutto, dicono. Ma che mai sarà il tempo per un popolo che il tempo è abituato a misurarlo in millenni? Si farà il ponte di Genova, prima poi; si leveranno le balene meccaniche, prima o poi. Si libererà il porto dai rottami, prima o poi. E’ solo questione di tempo. Intanto i turisti si fanno i loro bravi selfie davanti alle reti metalliche che impediscono l’accesso; i commenti son sempre gli stessi, ah però il mare, certo che la natura quando s’incazza, per fortuna nessuno si è fatto male.

Nel frattempo, un giorno dopo l’altro, pian piano senza fretta, le balene diventano arredo urbano. Che quando te lo tolgono rischi lo straniamento tanto ci avevi fatto l’abitudine: gli uomini si abituano a tutto, basta avere un po’ di pazienza. Pare sia accaduto anche alla torre metallica eretta lungo il fiume di Parigi, tipica bravata d’ingegneri; pareva dovesse star su giusto il tempo d’una esposizione e invece è ancora lì. E la gente si fa i selfie pure. Il guaio nostro è che ci affezioniamo troppo alle cose.