I nipotini di don Benedetto

By on Dic 3, 2017 in Contemporaneità

Che in Italia si nutra un odio ancestrale e ferino per la scienza – il sapere scientifico e ancor più il metodo scientifico – è cosa arcinota sin dai tempi del Galilei. Detestiamo la scienza perchè mettendoci di fronte al fatto incontrovertibile, all’evidenza inemendabile, ci impedisce di esercitare l’onanismo che amiamo più di noi stessi: aver comunque ragione, sempre e ad ogni costo.

Dai vaccini al cibo biologico, dall’integralismo animalista agli ogm, dagli ulivi ammalati di Xylella al TAP (Trans Adriatic Pipeline) sino all’esperimento SOX. E’ dei giorni scorsi la delibera che blocca gli esperimenti condotti nel Laboratorio del Gran Sasso dove si compiono, sotto 1400 metri di roccia, indagini sul neutrino (progetto SOX). Il merito va come spesso accade alle “Iene”, il triste spettacolino che mischia allegramente l’intrattenimento ad una presunta “l’indagine giornalistica” basata molto spesso su notizie false (http://www.ilpost.it/2017/11/27/sox-gran-sasso-le-iene/)

Al di là delle “Iene”, organo ufficiale dei “Robin Hood Club de’ noantri”, il dramma vero sono le assemblee chiamate ad esprimere valutazioni e scelte che hanno conseguenze sull’esistenza di noi tutti. Ci si aspetterebbe che le valutazioni sulla pericolosità dello SOX venissero espresse da una commissione composta da fisici (italiani, europei, internazionali). Che la riflessione sui vaccini e le politiche vaccinali fossero condotte da epidemiologi, esperti di statistica e medici pediatri. Che la politica energetica del paese – e qualsiasi altra questione di rilevanza nazionale o locale – fosse affrontata da persone competenti.

Di norma invece, questioni non proprio banali come riscaldarci, curarci, nutrirci, vengono affrontate con logica sciamanica da individui che, nel migliore dei casi, non sanno una cippa dell’argomento sui cui deliberano; nel peggiore sono ignoranti animati da fanatismo ideologico. Che, come sa bene Giordano Bruno, oltre a scaldare gli animi accende pure i roghi.

Ringraziamo don Benedetto nostro, il “filosofo, storico, politico, critico letterario e scrittore italiano” principe di quel neoidealismo al babà che ha contribuito a disprezzare – e in qualche caso persino ridicolizzare – la scienza proprio agli albori del secolo che assisteva alle più sconvolgenti conquiste di pensiero. Quelle stesse che avrebbero rivoluzionato il concetto di tempo, di spazio e di assoluto.

Come siano potuti manifestarsi nel nostro paesetto ignorante, provinciale e bigotto fenomeni quali Guglielmo Marconi e la Scuola di Enrico Fermi, è un mistero che al confronto Stonehenge gli fa rosina. (Nel frattempo, incredibile ma vero, la comunità internazionale continua ad apprezzare i ricercatori italiani, i fisici in particolare. E’ un “made in Italy” che al contrario della pera monaca di Valdobbiadene e del carciofo nano di Salaparuta nessuno si prende la briga di promuovere nè di tutelare).

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