Non fai in tempo a sottolineare l’importanza della carta stampata nei dibattiti novecenteschi (ne parlo qui http://www.lenuovemadeleine.com/ancora-proposito-del-libro-non-cera/) che Repubblica prova a rinverdire i lontani fasti del quartetto Moravia-Pasolini-Siciliano-Morante impegnato a scriversi a mezzo “Corriere”, suscitando l’ironia di chi sottolineava che potevano anche discutere a cena visto che erano ospiti fissi di certe terrazze romane.
Bei tempi, altre tirature. Ci riprova Repubblica dicevo, ripubblicando un testo di Baricco, apparso su Substack a cui ha dato risposta ieri Michele Serra (“Ecco perché non mi fido del secolo che nasce”, Repubblica, 10 Ottobre) e oggi Massini.
Baricco l’ho letto distrattamente. Più che letto, diciamo sfogliato, anche se lo sfoglio è digitale. Da quando una trentina d’anni fa ha azzeccato la formula dei “nuovi barbari”, non fa che ripetersi sulle sorti magnifiche e progressive delle nuove generazioni e sulla fine del vecchio secolo. Ovviamente oggi lo spartiacque tra vecchio e nuovo sarebbe Gaza, la nuova Xanadu. “Da quel giorno, lottare al fianco di Gaza non è più stata una scelta politica, da legittimare o da porre in discussione. È diventata una mossa mentale in cui una certa umanità ha preso distanza da un’altra, rivendicando una propria idea della Storia e richiedendo indietro il mondo a chi glielo stava scippando” scrive il preside di Scuola Holden. Avendo appena qualche anno di più di Baricco che quindi ha vissuto le stesse mie cose, mi domando dove fosse nei tardi Settanta quando anche allora come oggi “una certa umanità ha preso distanza da un’altra, rivendicando una propria idea della Storia e richiedendo indietro il mondo a chi glielo stava scippando”. Come sia finita e quanti ammazzamenti sia costata quella “propria idea della Storia”, dovrebbe essere memoria comune e condivisa se non di tutti almeno di noi vecchietti nati nei luminosi anni Cinquanta. Evidentemente qualcosa deve essere andato storto.
Non è quindi il pezzo di Baricco a sorprendermi e neppure la risposta di Serra, prevedibilmente scettico riguardo all’ottimismo giovanilista sparso dal signor Preside: Serra è prevedibile come un parroco di campagna sorpreso dagli eventi. Scrivere editoriali sulla metafisica del mondo non è esattamente come portare a pisciare il cane. Stavo quindi per abbandonare l’articolo al suo destino quando, come si dice nei giorni in cui i soldi per le metafore sono finiti, mi è caduto l’occhio su qualcosa di inatteso e (sulle prime) totalmente incomprensibile. Per maggior sicurezza l’ho riletto tre volte. Eccolo qui: “Le masse non hanno mai avuto tempo per la dialettica? (Per leggere i romanzi, che come qualcuno sostiene, e mi associo, sono fatti della stessa sostanza della politica e della democrazia). No, non l’hanno mai avuto: ma il problema è che ora quel tempo non è disponibile nemmeno per le cosiddette élite, e non mi pare una differenza da poco. Se ne sono sicuramente giovate, le élite, di questo abbandono del mito borghese della cultura e della complessità. Ne sono uscite rafforzate, assolte, immemori, e quando Baricco scrive che nel secolo nuovo «abbiamo reso più impervio l’esercizio del dominio da parte di qualsiasi élite», mi duole, sul serio, non riuscire a crederci. Credo, all’opposto, che il più cretino della famiglia Krupp, anche se faceva affari con Hitler, sapeva chi era Hitler, e sapeva che il suo profitto grondava sangue. La borghesia – volendo ripassare il Novecento – fu tragicamente all’altezza del proprio potere e anche dei propri delitti: li pensava, li scriveva, inventò la psicanalisi per leggere nella propria ombra”.
Mi scuso della lunga citazione. Ma credo sia necessario leggere tutto il paragrafo prima di giungere a “La borghesia – volendo ripassare il Novecento – fu tragicamente all’altezza del proprio potere e anche dei propri delitti: li pensava, li scriveva, inventò la psicanalisi per leggere nella propria ombra”. Spero che sia il frutto di una giornata storta, dolori all’intestino o crampi muscolari per via delle stampelle su cui il povero Serra ha dovuto poggiare per via di un incidente in motorino, ma l’idea della borghesia crudelissima che “inventa” la psicanalisi per leggere nella propria ombra c’è tutto l’aroma dello zdanovismo truce e trucido che mai avremmo sospettato in un uomo libero e intelligente qual è (qual era?) Serra. (Stavo per scrivere “quindi il proletariato e le vaste masse popolari non hanno diritto neppure a un grammo d’inconscio?” ma mi è venuto da ridere e ho lasciato perdere).
PS
Non ho ancora letto l’intervento di Massini. Lo farò stasera, ma confesso che già dal titolo (“Perché con il Novecento è finito l’Occidente”) mi suona erotico come una polpetta del McDonald. Un tempo il giornale che fu di Scalfari e di Mauro ospitava qualcosina di più dei Recalcati di complemento, sicchè scorrere l’elenco dei collaboratori storici della testata dà una stretta al cuore. Ma questi sono i tempi e questo il cibo che passa il convento.

