Una durata lunghissima

By on Apr 17, 2024 in Contemporaneità

A volte i libri non li scegli, ti vengono incontro scodinzolando come cagnoni in cerca di carezze. Sono i libri che mai avresti comperato né tantomeno letto. “Cuori e denari” di Giorgio Ruffolo che Einaudi ha pubblicato nel lontano 1999 – forse per motivi che esulano dall’editoria – è uno di questi. Mi capita tra le mani ad un passo dall’evento più drammatico che possa capitare a un libro, quando è giunta l’ora di gettare i volumi dei nonni e dei padri. E pure quelli – chissà, forse mai letti – dei figli. La mattanza – bisogna far spazio ad altri libri, altre letture, altri sogni – si consuma quando si chiudono le case dei vecchi e si è costretti a scegliere cosa salvare (“…un amuleto che tu tieni / vicino alla matita delle labbra /al piumino, alla lima: / un topo bianco, /d’avorio”). “Cuori e denari. Dodici grandi economisti raccontati a un profano” s’era salvato...

Il silenzio degli innocenti

By on Apr 7, 2024 in Contemporaneità

Sono passati sei mesi dal 7 ottobre. In questo lasso di tempo è avvenuto un perfetto scambio di ruoli: Israele ha indossato la veste del carnefice, gli assassini quello delle vittime. Nel frattempo, una parte (maggioritaria, consistente oppure marginale?) del mondo islamico continua a gioire all’idea di ammazzare l’ebreo. Sorvoliamo sulle enormi responsabilità politiche del governo israeliano. Clamorose al punto di fargli perdere la guerra della simpatia e della solidarietà, peraltro un classico nella storia millenaria del popolo ebraico, indiscusso campione mondiale di caproespiatorietà. Proviamo invece a concentrarci sul fatto che le reazioni di Israele giuste o sbagliate che siano nascono dall’eccidio di 1.200 persone. Un massacro teorizzato prim’ancora che pianificato ed eseguito: uccidere l’ebreo è la ragione sociale di Hamas. Conosco poco della guerra israeliano-palestinese e...

Analogie

By on Apr 2, 2024 in Contemporaneità

Un libro tira l’altro. E’ il caso di “Montaigne. L’arte di vivere” (Sarah Bakewell, Fazi Editore) scoperto passeggiando in quel lussureggiante orto botanico che è “Un secolo dentro l’altro” (Alfonso Berardinelli, Il Saggiatore). Ne ho già raccontato qui da qualche parte non mi ricordo più dove. Tornando a Montaigne, iniziamo a dire che scrivere su Montaigne è come scalare il K2 con le infradito. Diciamo che la Bakewell saltabecca elegante di cengia in cengia con la consistenza proteica di un pranzo pasquale napoletano: la sterminata bibliografia e l’altrettanto infinito apparato di note testimoniano l’accuratezza del suo lavoro preparatorio. “Montaigne. L’arte di vivere” racconta la vita e il pensiero di Michel Eyquem de Montaigne accompagnandoci nel secolo in cui ebbe la ventura di nascere: il terrificante Cinquecento francese delle guerre di religione. Cattolici e protestanti si...

Impara l’arte

By on Mar 23, 2024 in Comunicazione

Una breve considerazione sul (maledetto) mestiere della comunicazione. Per giorni, settimane, mesi, il mondo dei media si è vivacemente occupato della signora Catherine Elizabeth Middleton. Per giorni, settimane, mesi, sono state pubblicate non-notizie sotto forma di ipotesi, inferenze, congetture, supposizioni oscillanti tra un livello minimo di volgarità (è gravemente malata ma non ce lo vogliono dire) e uno massimo (è scappata con un amante). Ieri Catherine Elizabeth Middleton ci ha informato riguardo la sua salute. Ponendo (forse) fine al sabba di ipotesi, inferenze, congetture, supposizioni. Dopo 50 milioni di visualizzazione della foto malamente taroccata con photoshop, il mondo dei media saprà occuparsi d’altro? Nel frattempo, mentre i giornali agonizzano spiaggiati sulle sponde di edicole chiuse, gli editori dichiarano vendite digitali alle quali non crederebbe neppure l’Orso...

Note a margine di un film che non ho visto

By on Mar 12, 2024 in Contemporaneità

Non ho visto “La zona di interesse” e non ho intenzione di vederlo. Quel che dovevo sapere l’ho saputo leggendo recensioni d’autore. Magistrale quella di Wlodek Goldkorn (l’ho copia-incollata sulla mia bacheca fb). Non posso vedere “La zona di interesse” per la stessa ragione che mi preclude la vista de “Il pianista” di Polański e mi ha impedito di vedere per intero “La lista di Schindler”. Diciamo che come pare esista la sindrome di Stendhal e pure quella di Stoccolma, io soffro di quella da Shoah. Nel senso che ogni immagine, rievocazione, ricostruzione (proseguite voi) della più grande catastrofe della modernità mi risulta dolorosa al punto di impedirmi di andare oltre. Andare oltre, ecco il punto. E’ per questo che trovo disgustoso quando un adulto senziente – non quindi i piccini, i cui apparati critico-cerebrali sono ancora in via di formazione – definisce “genocidio” la...