La prevalenza del letame

By on Nov 8, 2025 in Contemporaneità

“Vuoi più bene a mamma o a papà” e “nasce prima l’uovo o la gallina” sono le più famose domande dello stupidario nostrano (non conosco quello degli altri paesi). Tuttavia, mentre la prima domanda è insensata da ogni punto di vista, la seconda esemplifica in modo proverbiale la difficoltà di spiegare in modo semplice e immediato la complessità della vita. (Spoiler: è nato prima l’uovo). Una volta risolto questo angosciante dilemma siamo pronti per affrontarne uno che avrebbe atterrito pure la Sfinge di Edipo. Eccolo: è nato prima il pubblico di merda che (coerentemente) premia spettacoli teatrali, film, libri e talk-show televisivi di merda, oppure sono nati prima gli autori di spettacoli teatrali, film, libri e talk-show televisivi incapaci di produrre nient’altro che merda? Inutile scollare il capo. Dalla risposta dipendono le sorti dell’umanità. Se qualcuno non ne fosse ancora...

Quelli che

By on Nov 6, 2025 in Comunicazione, Contemporaneità

Adesso è nuovamente il numero uno e la gazzarra pare chetata. Poi, quando per via dell’astrusa aritmetica dell’ATP riperderà la primazia, le penne più acuminate della melonera riprenderanno la tarantella su Sinner, l’italiano reticente. Diciamo che dipende anche dallo stock di notizie notiziabili disponibili (com’era le chiamavano le P.R. milanesi una decina di anni fa). Stiamo parlando di Cazzullo, Vespa, Augias, mica pizza e fichi. Tutta gente che pur non sapendo una beata minchia di tennis sdottora, commenta, giudica, condanna: non gioca la Davis, non è italiano, non è patriota, non paga le tasse (in Italia). La cosa sarebbe tutto sommato insignificante. Sparano cazzate su Sinner? Basta non leggerli, non ascoltarli, cambiare canale. Proprio come si fa quando sullo schermo appare Cacciari, quando a Barbero vengono poste questioni che esulano il Medioevo, quando Fazio – restando...

L’ascia per il mare ghiacciato dentro di noi

By on Nov 4, 2025 in Contemporaneità, Filosofia

Quando, da qualche parte non ricordo dove, ho visto “La scelta di Abramo” non ho esitato. Neppure il tempo di controllare l’avessi già quel libro, l’avevo ordinato agli amici di via Pasubio. Pensavo si trattasse della lettura laica dell’evento più straordinario dell’Antico Testamento, un padre che si accinge a sacrificare il figlio per obbedire all’ordine di Dio. Pur essendo indifferente alla religione, branca della letteratura fantastica secondo la saggia definizione di Borges, mi interessava il commento di Wlodek Goldkorn; lo immaginavo succoso come una melagrana matura, giusto per restare in tema di metafore mediorientali. Mi sbagliavo. Se avessi letto il sottotitolo o più banalmente la sinossi del libro, avrei compreso che Goldkorn in quel libro (la cui prima edizione è del 2006) affronta una questione assai più intricata e spinosa delle pur intricate vicende del fondatore delle...

Il libro che non c’è (3)

By on Ott 22, 2025 in Filosofia, Letteratura

Giuseppe Antonio Borgese? Se escludiamo gli studiosi di italianistica e qualche sperduto lettore di “Rubè”, il suo più importante romanzo, nessuno ricorda la vita e le gesta di un intellettuale che ha contato parecchio nelle prime decadi del secolo scorso. Germanista, giornalista, critico letterario, poeta e drammaturgo, docente universitario, la sua parabola nazionale si concluse nel 1931 quando rifiutò di giurare fedeltà al regime e si rifugiò negli Stati Uniti, paese di cui prese la cittadinanza. Devo al lavoro di Berardinelli e Marchesini* la possibilità di leggere un articolo pubblicato nel 1946. Si intitola “Gli intellettuali alla prova”. E’ scritto in un italiano secco e crocchiante: nonostante siano trascorsi settantanove anni pare prosa contemporanea (Borgese deve essersi assai giovato del soggiorno statunitense). Al di là della qualità di scrittura, è la lezione morale di...

Amarcord

By on Ott 16, 2025 in Contemporaneità

  Sì, mi ricordo. Gli anni Settanta in particolare. Me li fanno ricordare i ragazzi di oggi così come li descrivono Baricco e Marzano nel dibattito promosso da Repubblica. “Entrano in gruppo, uno accanto all’altro, gli occhi pieni di domande” scrive Marzano raccontando dei suoi studenti. “Non è vero che non ascoltano, che si distraggono, che pensano ad altro. Cercano solo parole autentiche” Di chi sta parlando Marzano? Ma certo, dei ragazzi che manifestano per Gaza e di chi se no? “A chi li guarda con sospetto – come se non avessero diritto di parola perché “non sanno abbastanza” bisognerebbe ricordare che anche noi, un tempo, non sapevamo quasi nulla. Ma avevamo una cosa che loro stanno cercando di restituire al mondo: la sete di giustizia. È quella sete che li spinge a scendere in piazza, a dire “basta”, a non accettare più il linguaggio freddo della realpolitik. La loro...