Viva Milano

By on Mag 14, 2015 in Contemporaneità

Appartengo per storia, educazione, snobismo e dna, alla schiera degli antipatizzanti. Quelli che godono come ricci a pindacciare più che a simpatizzare. Quelli che sono quasi sempre contro, che amano sentirsi minoranza, poichè la minoranza – ancorchè a volte pure minorata – è per definizione immensamente più chic delle masse popolari criminaloidi di pasoliniana memoria. Una tendenza che se non adeguatamente contenuta può addirittura portare alla perversa pratica della schadenfreude, il piacere provocato dalle disgrazie che capitano ad altri. Una tendenza di natura che gli ultimi vent’anni di sgoverno del paese hanno irrobustito in modo abnorme, legittimando oltremodo pensieri e atteggiamenti di autodifesa; sicchè di fronte ai disastri del dilettantismo rapace di matrice berlluscoide, diventava automatico guardare oltre, pensando (molto spesso a ragione) che...

Milano mondiale

By on Mag 8, 2014 in Contemporaneità

Ha senso chiedersi quanto manca all’Expo? Un anno, dal punto di vista strettamente temporale. Che può diventare un secolo da quello più squisitamente culturale. Insieme a una cifra di nuovi arresti non quantificabile a priori stando alle ultimissime in cronaca. Milano, piazza San Babila. Sono in ritardo e decido di prendere un taxi. Ho con me solo 6 euro in contanti, ma in compenso sono ben provvisto di plastic money. Così chiedo conferma al primo taxi della fila. Al secondo. Al terzo. Al quarto. Al quinto. Al sesto. Nessuno accetta bancomat o carte di credito. Solo dal settimo, (settimo sigillo, settimo comandamento, sette samurai…) ricevo una risposta affermativa. Ma solo per importi superiori ai 10 euro. “Se no, non vale la pena” mi dice. “Vada a ritirare i contanti al bancomat, no?” suggerisce non richiesto. Arriva un autobus (per fortuna la mia...

Milano – Avignone

By on Mar 27, 2014 in Contemporaneità

La prima che incontri sta sdraiata sul marciapiede davanti alla panetteria. Da un paio di giorni ce n’è una nuova, più giovane. Ma il claim di vendita è sempre lo stesso – “ciao capo, mi dai un soldinoooo?” – con la stessa voce strascicata. Svoltato l’angolo di via Pascoli, ti aspettano 200 metri tranquilli. Poi, all’altezza di via Colombo incontri il primo, di norma alto e statuario, abbronzato in modo imbarazzante rispetto a te che hai il grigio-verde d’ordinanza del milanese che non va a sciare. In genere sono quasi maestosi nell’inesausto tentativo di venderti accendini, collanine, elefanti di legno, fazzoletti di carta, puttanate altrimenti invendibili. Partono con il gesto di darti la mano e con il saluto standard “ciao amico!” che deve essere stato insegnato loro prima di partire dall’Africa. Anche se è...