La vera arte non va mai spiegazzata

By on Lug 7, 2024 in Letteratura

Ero alle prese con la scrittura di una newsletter in cui non c’era niente da dire ma bisognava dirlo lo stesso. Accade spesso ultimamente e, a sentire i colleghi, non solo a me. In questi casi tergiverso. Faccio dei solitari, riguardo gli highlights di Federer, oppure giochicchio con il computer cercando cose a caso. Ieri è stata la volta di Borges, uno dei più grandi produttori di sentenze non verificabili. Sentite questa: “Che altri si vantino delle pagine che hanno scritto; io sono orgoglioso di quelle che ho letto.” Forse perché si è appena concluso lo “Strega” nel senso di premio letterario e non era ancora calata la polvere sulle dichiarazioni di Siti non so se più intelligenti, coraggiose o ovvie (le potete leggere qui) ma è stato inevitabile pensare che di questi tempi un povero cristo di lettore dovrebbe andare orgoglioso anche delle pagine che non ha letto. E che...

Tu chiamale se vuoi

By on Giu 28, 2024 in Contemporaneità, Letteratura

“E io sono un lettore edonista; io, nei libri, cerco emozioni”. Affermazione che ritorna più volte in “Sette sere”, volumetto adelphiano dedicato a un ciclo di conferenze tenute nel 1977. Naturalmente non è del tutto vero, come spesso accade in Borges. La sbalorditiva erudizione su cui poggia l’altrettanto straordinaria invenzione di scrittura dall’argentino più inglese che si conosca, nasce da lì, o meglio da loro. Un corto circuito che mi fa venire in mente “Produzione di merci a mezzo di merci” laddove “la produzione viene considerata da Sraffa come processo circolare in cui lo stesso tipo di merci appare sia tra i mezzi di produzione che tra i prodotti, anziché come un processo che comincia «con fattori della produzione» e finisce con beni di consumo”. Sostituite “merci” con “libri” e il gioco è fatto, come insegna lo stesso Borges. Edonista o meno, quello che considero tra i più...

Epigramma a Stalin

By on Giu 23, 2024 in Letteratura

Viviamo senza sentire sotto di noi il paese Viviamo senza sentire sotto di noi il paese a dieci passi le nostre voci sono già belle e sperse e dovunque ci sia spazio per quattro chiacchiere si dà una mezza conversazioncina là ti ricordano il montanaro del Cremlino le sue tozze dita come vermi grassi come pesi di ghisa le sue parole esatte se la ridono gli occhioni di blatta e rilucono i gambali dei suoi stivali.   Attorno una masnada di gerarchi dal collo fino i favori di mezzi uomini sono il suo trastullo chi fischia, chi miagola, chi frigna lui solo spauracchio e picchia un decreto dopo l’altro elargisce come ferro di cavallo a chi nell’inguine, a chi in fronte, a chi nell’occhio o al sopracciglio è una pacchia ogni esitazione che decreta e un largo petto di osseta.   Osip Mandel’štam scrisse “Viviamo senza sentire il paese sotto di noi il paese” nel novembre 1933 subito dopo l’aver...

Leggere Kafka alla luce di Kundera

By on Giu 7, 2024 in Letteratura

“Praga, poesia che scompare” è un’operazione editoriale che commentatori più disinibiti definirebbero con spiccia metafora “grattare il fondo dei cassetti”. Com’è noto, Milan Kundera si è da poco accomodato nella bara; e com’è altrettanto noto, l’attimo editoriale (il nano-secondo che segna il passaggio tra la scomparsa di un autore e l’oblio della sua opera) va colto con stessa prontezza con cui al CERN acchiappano le particelle. Diciamo che, Calasso o non Calasso, in Adelphi sono abilissimi anche in questo. E che comunque 12 euro, il costo di uno spritz e mezzo, il volumetto li vale tutti. Il primo saggio “Praga, poesia che scompare” ricorda a noi comodi occidentali al di qua del muro la sparizione di una cultura unica. Correva il 1968 quando le truppe sovietiche invasero la Cecoslovacchia. Fine del mondo che aveva generato Kafka, Hašek e Janaček, gli artefici dei “tre pannelli del...