L’inverno del nostro scontento

By on Mar 1, 2016 in Comunicazione, Contemporaneità

Quando leggo di Stefan Zweig o del suo amico Joseph Roth, il vero grande scrittore fra i due, della loro fine: il primo trovato suicida in un letto in uno sperduto paesino brasiliano insieme alla (seconda? terza?) giovane moglie; il secondo ammazzato nel ’39 dalla pluriennale dieta alcolica; quando penso all’ancora più grande Walter Benjamin, e alla sua e loro incapacità di sopravvivere alla caduta del mondo come lo avevano conosciuto, il mondo di ieri come scriveva Zweig, il mondo ucciso dalla prima guerra mondiale e poi dal trattato di Versailles; dalla crisi del ’29 e dall’iper-inflazione; e infine dal trionfo dei totalitarismi. Zweig, Roth e Benjamin erano, tanto per cambiare, non solo intellettuali ma pure ebrei, e la cosa non aiutava in quegli anni. Quando penso al passato e alle grandi cesure che segnano la fine di qualcosa e l’inizio di qualcos’altro (che però ancora non si sa...

Critici, ma militanti

By on Ott 8, 2014 in Contemporaneità

Nei giorni scorsi Asor Rosa ha pubblicato nella pagina culturale de “La Repubblica” un articolo sul “Conte di Montecristo”. Sul perché sia un capolavoro. Sulle ragioni intrinseche che lo rendono tale. Cercando di spiegare attraverso quattro (o forse erano cinque) regole la “meccanica celeste” che rende un testo unico e fuori dal tempo. (A dire il vero ci aveva già provato con successo qualche anno fa Umberto Eco, correttamente citato dal nostro, e quindi l’articolo non aggiunge granché; ma si sa che n’articoletto non si nega a nessuno). Tuttavia qualcosa di curioso c’è. Diciamo che mi ha colpito l’ultima delle quattro (o cinque) regole citate da AAA. Chi onosce le (discutibili e assai discusse) posizione di Asor Rosa espresse lungo tutto il corso della sua lunga attività di critico militante, sa bene quanto per lui sia...