Sì, mi ricordo. Gli anni Settanta in particolare. Me li fanno ricordare i ragazzi di oggi così come li descrivono Baricco e Marzano nel dibattito promosso da Repubblica. “Entrano in gruppo, uno accanto all’altro, gli occhi pieni di domande” scrive Marzano raccontando dei suoi studenti. “Non è vero che non ascoltano, che si distraggono, che pensano ad altro. Cercano solo parole autentiche” Di chi sta parlando Marzano? Ma certo, dei ragazzi che manifestano per Gaza e di chi se no?
“A chi li guarda con sospetto – come se non avessero diritto di parola perché “non sanno abbastanza” bisognerebbe ricordare che anche noi, un tempo, non sapevamo quasi nulla. Ma avevamo una cosa che loro stanno cercando di restituire al mondo: la sete di giustizia. È quella sete che li spinge a scendere in piazza, a dire “basta”, a non accettare più il linguaggio freddo della realpolitik. La loro ribellione non è contro la complessità, ma contro la complicità. E, mentre noi adulti discutiamo ancora di Gaza come se fosse una questione di equilibri geopolitici, loro hanno già capito che si tratta di umanità”.
Leggo queste frasi e quasi mi commuovo: c’è tutto, ribellione, sete di giustizia, umanità. La stessa che avevamo noi, insiste Marzano, “anche se non sanno quasi nulla anche noi un tempo non sapevamo quasi nulla”. Credo che stia qui il punto: non sapere quasi nulla e non avere neppure contezza della propria ignoranza. Proprio come accadde a noi nei ruggenti Settanta. Parlavamo di “bisogno di comunismo” senza sapere nulla della vita nelle società “felicemente avviate sulla via del socialismo” come si diceva allora; un corteo a settimana invocando il ritorno a casa degli Yankee, ma zitti come monaci trappisti di fronte alle batterie di SS20 puntate contro l’Europa. Allora come del resto oggi il nemico era sempre e soltanto l’America e Israele il cane-bau dell’imperialismo in Medio Oriente. Non sapevamo nulla e credevamo di sapere tutto e parlavamo con gli amici al bar di rivoluzione globale. Più o meno come i bravi ragazzi della Marzano, quelli che gridano dal fiume al mare e però tengono l’acqua in bocca di fronte all’enormità dell’Ucraina.
(Questa storia della “bella ignoranza” dev’essere come le malattie esantematiche. Morbillo, varicella, rosolia, scarlattina, la quinta e la sesta. Te le sorbetti tra l’asilo e le elementari, cresci e non ci pensi più; eppure per dirla con il buon vecchio Marx l’ignoranza non è mai stata un buon argomento. Ci dev’essere pur un momento in cui qualcuno suona la campanella e la ricreazione è finita; la nostra nei ruggenti Settanta durò un’infinità e finì come sappiamo. O dovremmo sapere. O dovremmo impegnarci affinché chi non sa – e pur non sapendo strilla cazzate – infine sappia. Purtroppo se ieri l’ignoranza era una colpa grave, oggi è un merito. Sei ignorante? Non importa. Quello che conta è essere “autentico”).
Tornando ai giovani di oggi che tanto piacciono a Baricco – la signora Marzano vede in loro la rinascita dell’autentico nel mondo plastificato della realpolitik – penso non sia solo l’ignoranza a renderli così simili ai vecchi noi degli anni Settanta. C’è un denominatore comune: l’odio per l’Occidente. Uno scazzo che dura da allora. Perché oggi come allora i ragazzi (maschile espanso) odiano quell’Occidente che pure consente loro di bambineggiare confortevolmente come mai è accaduto nella storia dell’umanità, è un mistero più grande della verginità di Maria. E’ un odio accecante che fa gridare al genocidio a Gaza e tacere sui crimini che vengono commessi in Yemen, Siria, Etiopia, Somalia, Sudan, Myanmar, Afghanistan, Haiti, Repubblica Democratica del Congo, Burkina Faso, Mali, Niger e Sudan del Sud; è un odio indifferente ai destini delle donne e degli omosessuali in Iran. Si odia l’Occidente in cui si è nati, cresciuti e si vive protetti, tutelati e pasciuti. È odio di sé?
Gaza alimenta la mistica del popolo povero e oppresso che si ribella. È lo straccione contrapposto al ricco di mezzi, risorse e tecnologia. Davide è palestinese e Israele è Golia, il gigante destinato a cadere ridicolmente nella polvere. Inutile discuterne: Gaza accende i cuori e la fantasia, Kiev è come un film polacco in bianco e nero. E’ già accaduto e, passata la sbornia pro-pallica, accadrà ancora. Mi ricordo dei russi a Kabul. C’era ancora chi si diceva convinto che si trattasse d’intervento fraterno. Se ne discusse per settimane nella sezione di via Paisiello. Poi i russi presero la via del ritorno, il PCI nel frattempo si estinse, eppure l’antisemitismo truccato da antisionismo sopravvisse. Israele dava fastidio anche se vinceva, o forse proprio perché vinceva. Così i giovani di oggi pur non sapendo quale sia il fiume e quale il mare possono continuare le tradizioni di famiglia. I bravi maestri di oggi come i pessimi di ieri, daranno loro le parole autentiche che stanno cercando.
