C’era un ragazzo che come me

By on Mag 14, 2023 in Contemporaneità

Nel frattempo, mentre si grida allo scandalo per l’esclusione del professor Rovelli alla Fiera del libro di Francoforte, la Rai melonizzata si libera di Fazio Fabio. Un fatto che coinvolge alcune migliaia di addetti ai lavori il primo; qualche milione di spettatori paganti il secondo. Giustamente, si dirà che è una questione di principio: che diamine, la libertà mica si pesa come le patate, come direbbe il professor Barbero. Per me che sono un povero piccolo pubblicitario anziano è sempre motivo di riflessione leggere le argomentazioni di chi, con assordante puntualità, l’altrieri in pandemia denunciava la clausura forzata, ieri l’illiberalità del green-pass, e oggi il crimine commesso ai danni di di chi come Rovelli contesta la liceità del sostegno occidentale all’Ucraina.

Interviene, come d’uopo di questi tempi, anche l’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) la quale auspica “che resti attiva la mobilitazione delle coscienze democratiche contro ogni discriminazione del pensiero critico”. (Ricordo sommessamente ai miei quattro lettori che a causa di inemendabili motivi anagrafici la presenza di partigiani combattenti si va rarefacendosi di anno in anno…).

Si potrebbe obiettare che chi, come Rovelli, critica severamente il sostegno occidentale all’Ucraina gode da sempre di ampi se non amplissimi spazi mediatici. E che, anzi, ci ha persino costruito una carriera passando miracolosamente dall’anonimato alla celebrità. La vicenda del professor Orsini credo meriti più di una tesi di laurea.  Ma tant’è, nel nostro paese l’arte del “chiagni e fotti” è più ubiquitaria della forza di gravità.

Tornando a Fazio Fabio mi permetto di dire che non l’ho mai amato. Pur riconoscendone doti fuor del comune. Non amo la postura camerieresca di fronte ai potenti e a sua notorietà di turno. Non amo le iperboli, i leccamenti, i superlativi mai relativi, le celebrazioni, i salamelecchi, la sostanziale raffinata ipocrisia da giovane-vecchio democristiano. La non volontà di fare giornalismo, ma solo promozione. (Il giornalismo urtica, incalza, tende alla sgradevolezza; quello di Fazio è semmai comparaggio). Così come non reggo più da tempo l’ars poetica cacca-pip-walter-jolanda della Littizzetto. Va però detto che Fazio Fabio è una gallina dalle uova d’oro. Cacciarlo è doppiamente un crimine. Non solo censuri, non solo eserciti la dittatura della minoranza (la signora M. è minoranza nel paese reale) ma pure tagli il ramo su cui sei seduto.

Ora non mi resta che pazientare. Sono curioso di leggere i commenti dei combattenti per la libertà. I cortei, la raccolta di firme; magari anche un sit-in sotto l’Ambasciata americana. Vuoi vedere che sono stati loro a cacciare Fabio Fazio?

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