Qual è il ruolo del critico sociale? Questa domanda è il succo de “L’intellettuale militante” saggio di Michael Walzer filosofo statunitense studioso del pensiero politico moderno e contemporaneo. Cercavo in questo libro – una galleria di ritratti che da Gramsci sino a Foucault copre l’arco del Novecento – un conforto dall’avvilimento del nostro quotidiano: la qualità media delle analisi e dei commenti “disponibili su piazza” è scesa al livello dei più miserabili talk-show televisivi. Dico subito che non ho trovato motivi di consolazione, semmai un’ulteriore frustrazione; non solo la grandezza del passato amplifica la modestia del presente, ma ho l’ennesima conferma che per la stragrande maggioranza degli esseri umani la storia è maestra di niente.
“Finché possiamo dire “questo è il peggio”, vuol dir che il peggio ancora può venire”
(Re Lear)
Ogni giorno centinaia di missili cadono sull’Ucraina. Sono migliaia quelli che ogni anno vengono lanciati su Israele. In Turchia, meraviglioso e laicissimo paese, sono stati arrestati i giornalisti di “Leman”, una delle principali riviste del paese, per via di una caricatura su Maometto che vista con occhi neutrali pare un manifesto di religiosità integrata. Nel frattempo, Boualem Sansal, settantottenne malato di cancro, viene condannato a cinque anni di carcere: il governo algerino non apprezza i suoi libri. Invece in Iran gli oppositori li si impicca senza il fastidio di un processo. Tuttavia non è ancora sufficiente. Per i fortunelli che vivono protetti dalla geografia la cosa difficile da comprendere non sono le bombe in testa né il questurino morale alla porta, ma accettare l’idea che dopo ottant’anni di “pace selettiva” l’Europa sia in guerra. L’hanno dichiarata l’imperialismo russo e il terrorismo islamico, i gemelli siamesi uniti dall’odio per tutto ciò che l’Occidente rappresenta: libertà, diritti umani, pensiero critico. I fortunelli si dichiarano per la pace. Come se a chiunque altro – ucraini in testa – la guerra piacesse. Alcuni di loro, staccata la foto del Che dalla cameretta, sventolano la bandiera della Palestina gridando dal fiume al mare, forse confondendo il Ronco col Giordano e Haifa con Gabicce.
A parziale scusante dei fortunelli il silenzio (l’assenza) di quella figura altrimenti indispensabile che è (era) il critico militante. Beninteso non che Simone Weil, Orwell o Camus siano riusciti ad impedire e neppure ad arginare alcunché. Ma i responsabili della scemenza imperante sono le élite. Sempre, soprattutto quando si dànno alla macchia.
Tornando al lavoro di Walser devo confessare che non ho ricevuto grandi stimoli dai ritratti. Di alcuni già sapevo. Dei contadini abruzzesi di Silone, ad esempio, non me ne è mai importato niente; degli altri – analogamente presi a testimonianza della difficoltà di coniugare critica sociale e impegno politico – il criterio analitico scelto dall’autore risulta inevitabilmente vincolante. Del resto lo stesso Walser ci mette sull’avviso: “avrei potuto scegliere altri undici critici della società; tutti gli amici che ho consultato mi hanno suggerito un elenco diverso. Ma qualunque elenco di critici…solleverebbe le medesime questioni che ho toccato, e più o meno nella medesima forma”. Il succo della ricerca di Walser sta nell’introduzione (quella cosa inutile che di norma saggiamente si salta) e nel capitolo conclusivo. La prima veicola una riflessione sullo stile di analisi, la seconda una lezione sul metodo.
Il pragmatismo con cui Walser disegna la figura del critico sociale capace di un’azione efficace mi ha riportato alla mente l’immagine dello psicoterapeuta, ovvero colui che è in grado di mantenere in ogni circostanza la “giusta distanza”: il critico militante rispetto alla società di cui è testimone, il terapeuta rispetto al paziente. Secondo Walser il critico deve essere contemporaneamente sia “interno” – cioè moralmente coinvolto – che “esterno”, ovvero capace di dire di no. Pur non avendo idea del numero di bravi terapeuti, ho il sospetto che quello dei “critici sociali” sia prossimo allo zero. Del resto, mentre nei cieli di Ucraina piovevano missili, la segretaria del Pd ha inaugurato la Festa dell’Unità con un omaggio all’immortale Pierino. “Voglio ricordare Alvaro Vitali” ha dichiarato. Cos’altro potrebbe andare storto?