Unfair

By on Nov 26, 2020 in Comunicazione

Di certo è un problema mio. Pur riconoscendone il talento e la genialità, non riesco a comprendere la canonizzazione di Diego Armando. Sono recidivo, a suo tempo non compresi neppure la beatificazione di Moana Pozzi, divenuta la santa protettrice della ghiandola di Bartolini.

Napoli piange, il papa argentino invia una lettera alla famiglia. Nel frattempo Saviano scrive su Repubblica (ma questa non è una novità). Vaste regioni del mondo sono in lutto, l’Argentina intera è in lutto; ma il lutto è da sempre una sciagurata tradizione argentina sin dai tempi della beata Evita Peron. Amen.

Faccio fatica anche a comprendere l’affermazioneEra e resta un simbolo della possibilità di riscatto per gli emarginati” del come sempre lucido Maurizio Molinari. Ma gli credo sulla parola. Nessuno come “gli emarginati” sa scegliere simboli discutibili o quantomeno assai lontani da sé; inevitabile pensare ai fedeli di Lady D, la “principessa del popolo”, e ai palestinesi ostaggio di “simboli” nel migliore dei casi cinici e corrotti. Debbo quindi fare un atto di fede e cercare di comprendere: il mondo ha bisogno di santi e di eroi, la gente ha bisogno di riti e di miti. Quindi la sola cosa da fare è portare rispetto.

Quello che invece rinuncio a capire è la santificazione della mano di Dio, il frutto di un furto quando Diego Armando segnò all’Inghilterra un goal che era una ruberia. Un capolavoro, ma pur sempre un inganno. Gesto che fece impazzire e che ancora oggi è ricordato con immensa soddisfazione. Ma perché un gesto così platealmente antisportivo fa godere milioni di persone?

Torniamo ad allora. Erano da poco trascorsi gli anni dell’orribile perché inutile (esistono le guerre utili? qualcuna sì) guerra delle Falkland. Fu quando la traballante giunta militare di Jorge Rafael Videla, i fascisti che precipitavano in mare gli oppositori politici, scatenò la guerra sostenendo che le isole si chiamassero Malvinas e appartenessero legittimamente allo stato argentino. La tipica mossa dei regimi totalitari quando hanno bisogno di distrarre l’attenzione dai veri problemi: il ricorso alla retorica nazionalista e patriottarda. Come andò a finire è noto. Un incrociatore – il General Belgrano – fu affondato dagli inglesi e ci fu un grande numero di inutili morti (ci sono anche morti utili? Sì).

La fine è nota. Le Falkland continuarono a chiamarsi Falkland con grande soddisfazione dei residenti inglesi di lingua inglese: chiamati alle urne espressero con percentuali bulgare la volontà di restare fedeli sudditi dell’Impero britannico. Quello che invece si tende a sorvolare come gli aerei argentini incaricati di scaricare gli oppositori in mare, è la congiunzione che unisce i populisti di destra (eufemismo) ai populisti di sinistra (eufemismo pure questo) uniti nel condannare l’intervento inglese (la perfida Albione!). La gioia per lo sfregio commesso da Diego Armando ai danni degli inglesi va letto in tal senso. È il gesto dell’ombrello, il tiè con le corna, che accomuna chi – di destra vera e di sinistra finta – ha in odio l’occidente democratico in ogni sua espressione politica. Lo stesso odio che destra vera e sinistra finta nutrono verso Israele: l’anti-capitalismo, l’anti- colonialismo, l’anti-imperialismo che si fa parodia.

Amo il calcio e proprio poiché lo amo trovo insopportabili le ruberie. Il capolavoro di Diego Armando non è la furbizia con la mano, ma l’incredibile slalom di tra i birilli inglesi. Non occorre altro per consegnarlo nell’Olimpo del calcio.

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