Due o tre cose che so di lui

By on Gen 20, 2023 in Contemporaneità

Viviamo in uno strano paese. Arrestano dopo trent’anni il feroce mafioso e millantamila piccoli allievi del pur grande Saviano sospettano accordi con lo Stato; gli stessi poi commentano senza fare un plissè né una (facile) verifica la simpatica storia della bidella su rotaia. Crediamo a tutto perché ormai non ci stupiamo più di nulla e non crediamo più a niente perchè siamo talmente annoiati da aver bisogno di rifugiarci in mondi paralleli? A fine anno una delle millantamila newsletter a cui sono abbonato per curiosità, bulimia, speranza di imparare da altri ciò che non so insegnarmi da me, mi racconta il declino di Meta, il nuovo nome del buon vecchio Facebook. Un declino annunciato l’anno scorso, tre anni fa, se non addirittura dieci. Non essendo un amante dei declini – sono ancora rattristato dalla caduta dell’Impero Romano e più in generale del mondo antico – evito di entrare nel...

Perché scrivo

By on Gen 12, 2023 in Letteratura

“Perché scrivo” è il titolo di un articolo di Joan Didion. Dà il nome a una raccolta di saggi scritti dal tra il 1968 e il 2000 che il Saggiatore pubblica al non modico prezzo di euro 17. La Didion lo ha ripreso da George Orwell, tuttavia le motivazioni dei due autori non potrebbero essere più diverse. “La particolarità dell’essere uno scrittore” afferma la Didion “è che qualsiasi iniziativa implica l’umiliazione mortale di vedere le proprie parole stampate”. Il contrario di quanto sosteneva lo scrittore britannico: “Ciò che soprattutto ho cercato di fare negli ultimi dieci anni è stato trasformare la scrittura politica in arte. Il mio punto di partenza è sempre un senso di partigianeria, un senso d’ingiustizia. Quando mi accingo a scrivere un libro io non mi dico «Voglio produrre un’opera d’arte». Lo scrivo perché c’è qualche bugia che voglio smascherare,...

Ti farà ridere, ti farà piangere, ti farà pensare.

By on Dic 16, 2022 in Contemporaneità, Letteratura

“Passavano per più profondi semplicemente perché scrivevano peggio.” La frase virgolettata è del più grande scrittore del Novecento. Si riferisce agli autori di narrativa, ma ho l’impressione che valga anche per chi scrive saggi o più banalmente articoli su riviste e giornali. Proust da cui ho tratto la citazione, ha compiuto la sua rivoluzione – la Recherche è un’opera rivoluzionaria – utilizzando nella scrittura del suo romanzo il più tradizionale dei linguaggi: avulso da sperimentalismi come da tentazioni avanguardistiche. Scrivere bene significa scrivere in modo chiaro e comprensibile? O meglio: scrivere bene significa aver qualcosa da dire – possibilmente anche di nuovo e di originale – ed esprimerlo in modo intellegibile prim’ancora che gradevole? La categoria dei ciurlatori nel manico, ovvero di chi si sottrae alla promessa compiuta alla dèa comunicazione, è vasta...

Consenso informato

By on Dic 3, 2022 in Contemporaneità

L’edizione di questa mattina di Good morning Italia, la rassegna stampa a cui sono abbonato, tra le prime riporta questa notizia: “L’ex dipendente della Cia e della Nsa, Edward Snowden, noto per aver rivelato dettagli di diversi programmi top-secret di sorveglianza di massa dei governi statunitense e britannico, ha ricevuto un passaporto russo e ha giurato fedeltà a Mosca (Guardian)”. Confesso che la frase che più mi ha colpito è “giurare fedeltà a Mosca”. Giuramento compiuto secondo il Guardian (e secondo logica e buon senso) per sventare l’estradizione. Questione di gusti, potrebbe obiettare qualcuno. Sono parecchi anche nel nostro paese quelli pronti a “giurare fedeltà a Mosca” anche senza la necessità di salvarsi da un processo. Anche aggratis, come ormai dicono anche i laureati alla Bocconi. Ora, tralasciando il fatto che lo Snowden in quanto dipendente della Cia avrà a suo...

Gesù era ebreo

By on Nov 27, 2022 in Letteratura

Confesso che di Amos Oz apprezzo assai di più saggi piuttosto che le opere di narrativa. Non è un giudizio critico né tantomeno ha pretesa di esserlo. Per chi come me poco sa della vicenda israeliana, Oz era un riferimento capace di fare chiarezza morale prim’ancora che politica: è stato tra i primi a sostenere la soluzione dei “due Stati” per il conflitto arabo-israeliano dopo la guerra dei Sei giorni. Due sue affermazioni dànno un’idea della forza del suo carattere e del pragmatismo della sua visione: “Anche un’occupazione inevitabile è un’occupazione ingiusta” e “Non sono un pacifista, faccio parte del campo per la pace”. Per questo la sua scomparsa ha aperto un vuoto: viene a mancare l’intelligenza di un uomo profondamente onesto. Ma ben al di là della pur fondamentale questione israeliana, è la profondità con cui Amos Oz affronta l’infinitamente più...