Sono passati sei mesi dal 7 ottobre. In questo lasso di tempo è avvenuto un perfetto scambio di ruoli: Israele ha indossato la veste del carnefice, gli assassini quello delle vittime. Nel frattempo, una parte (maggioritaria, consistente oppure marginale?) del mondo islamico continua a gioire all’idea di ammazzare l’ebreo. Sorvoliamo sulle enormi responsabilità politiche del governo israeliano. Clamorose al punto di fargli perdere la guerra della simpatia e della solidarietà, peraltro un classico nella storia millenaria del popolo ebraico, indiscusso campione mondiale di caproespiatorietà. Proviamo invece a concentrarci sul fatto che le reazioni di Israele giuste o sbagliate che siano nascono dall’eccidio di 1.200 persone. Un massacro teorizzato prim’ancora che pianificato ed eseguito: uccidere l’ebreo è la ragione sociale di Hamas. Conosco poco della guerra israeliano-palestinese e...