Se dieci anni fa avessero detto a un milanese che la città sarebbe diventata un’attrazione turistica si sarebbe messo a ridere. Milano è un agglomerato urbano di proverbiale bruttezza privo di un linguaggio estetico unitario e riconoscibile. Un luogo per intraprendere, commerciare, scambiare, inventare; qualsiasi cosa purché non si tratti di flânerie o semplice godimento della vita. L’expo, l’orrida manifestazione che ha reificato il cibo in un mondo in cui milioni di persone soffrono la fame, ha trasformato la più piccola delle grandi città europee in un posto che milioni di turisti (8,5 nel 2023) ritengono attraente e degno di essere visitato. Cifra che, oltre a confermare le mie convinzioni sull’intelligenza media della specie umana, deve aver provocato una sorta di vertigine da successo a più di un amministratore comunale. Ma perbacco – immagino si siano detti – siamo...