Quando, da qualche parte non ricordo dove, ho visto “La scelta di Abramo” non ho esitato. Neppure il tempo di controllare l’avessi già quel libro, l’avevo ordinato agli amici di via Pasubio. Pensavo si trattasse della lettura laica dell’evento più straordinario dell’Antico Testamento, un padre che si accinge a sacrificare il figlio per obbedire all’ordine di Dio. Pur essendo indifferente alla religione, branca della letteratura fantastica secondo la saggia definizione di Borges, mi interessava il commento di Wlodek Goldkorn; lo immaginavo succoso come una melagrana matura, giusto per restare in tema di metafore mediorientali. Mi sbagliavo. Se avessi letto il sottotitolo o più banalmente la sinossi del libro, avrei compreso che Goldkorn in quel libro (la cui prima edizione è del 2006) affronta una questione assai più intricata e spinosa delle pur intricate vicende del fondatore delle...