Mi vergogno un po’ ma è andata così. Ho acquistato e letto “Sono ebreo, anche” di Arturo Schwarz solo dopo la sua morte avvenuta poche settimane fa. La distinzione acquistato/letto ha la sua importanza; il tempo di latenza in libreria è sempre più ridotto, e gli editori mandano i titoli fuori catalogo con la velocità con cui si sgranocchiano le patatine fritte. Per nostra fortuna i libri non sono come gli incontri che abbiamo rinviato o le parole che non abbiamo pronunciato nell’illusione che ne avremmo avuto il tempo. Se si ha l’avvertenza di comprarli all’impronta, i libri sono pazienti e sanno aspettare senza fare troppe storie. Fine del prologo. Il sottotitolo del libro di Schwarz (“Riflessioni di un ateo anarchico”) spiega il suo valore; o meglio: la sua utilità. Di norma mi guardo bene dal citare, per dirla con Marx, il “valore d’uso” di un libro, un quadro, un quartetto d’archi....